In teoria il pastore voleva rimanere in alpeggio fino ai primi di ottobre, erba ce n’era. Però poi la transumanza è stata anticipata addirittura qualche giorno prima che finisse l’autunno! Da una parte c’era la paura di qualche nevicata improvvisa, dall’altra era già nata una vitellina e altre vacche erano prossime al parto, quindi… Meglio partire!
Vi avevo già mostrato la salita a questo alpeggio ad inizio stagione, adesso però è ora di rientrare a valle. Si parte che è ancora notte e si sale in auto mentre in cielo brilla, luminosissima, Venere. Il primo tratto di sentiero lo si affronta con le pile frontali, nel buio che man mano inizia a farsi meno fitto. L’alba sul Monviso arriva quando ormai le baite sono in vista. Il terreno è gelato, c’è brina sull’erba.
Gli animali sono ancora tutti fermi, non sanno ancora che è il giorno della partenza. La giornata si preannuncia limpida ed assolata, quindi da una parte è l’ideale per andarsene. Certo, spiace lasciare indietro erba, spiace ridiscendere a valle quando fa ancora così bello, ma questo non è un posto dove si può rischiare di attendere la prima nevicata.
Anche su alle baite si sono alzati presto. Le partenze sono sempre momenti un po’ frenetici, qui poi non è che si possa tornare con un viaggio di pochi minuti, se resta indietro qualcosa. Ci sarà comunque da tornare per sistemare le ultime cose, chiudere tutto, mettere al riparo le attrezzature, ma ciò che serve nell’immediato dev’essere caricato sugli asini o messo negli zaini. Intanto è arrivato il sole, l’aria resta fresca, prima della partenza si mangia colazione tutti insieme, davanti alle baite.
Senza perdere troppo tempo poi si parte, che il cammino è lungo. Due rudun al collo delle pecore, perchè sia davvero transumanza, poi si apre il recinto, si fanno uscire le capre dalle vecchie stalle e ci si incammina. Ciascuno si occupa di un gruppo di animali. Chi conduce gli asini, chi segue le vacche, chi le capre, chi le pecore.
Ad un certo punto però si fanno passare avanti i bovini, più veloci delle pecore. Gli animali intanto mangiucchiano qualcosa, svogliatamente. Il panorama intorno è invidiabile, ma non c’è nemmeno troppo tempo per guardarlo. Non deve rimanere indietro nessun animale, oggi meno che mai! La bella giornata dovrebbe ridurre al limite questi rischi, con la nebbia sarebbe tutto più complicato.
Uno dei punti più delicati, soprattutto per i bovini, è il passaggio sulle rocce in corrispondenza del ruscello. Acqua ce n’è poca e le pietre sono asciutte. Nel corso dell’estate inoltre i pastori hanno sistemato al meglio il sentiero, con gradini e pietre messe in modo da creare un cammino abbastanza agevole per gli animali. Questi avanzano lentamente e superano senza problemi anche quell’ostacolo.
Tutti danno una mano, compatibilmente con le loro possibilità. Così chi segue la più piccola della transumanza, la vitellina nata da poco? Ovviamente il più piccolo, cioè Didier. E’ così che si cresce in montagna, giocando, ma anche prendendosi le prime responsabilità.
Quando però, in un tratto ripido, la vitellina fatica troppo, ci sarà chi provvederà ad aiutarla, caricandosela a spalle. La madre sorveglia, preoccupata, e lei non agevola il suo portatore, dato che cerca di divincolarsi e scappare. Altrove i vitelli vengono caricati sui mezzi, ma qui la transumanza avviene ancora “alla moda vecchia”, tutto a piedi. Ecco perchè non si poteva aspettare oltre per scendere, con il rischio che nascessero altri vitelli.
Dopo il sentiero è più agevole, tratti ripidi non ve ne sono più, il cammino spiana ed infine inizierà a scendere. Gli animali fanno bella figura, la stagione è stata buona, il pastore ha lavorato bene. Quanta erba però resta indietro… E pensare che solo da poco questo alpeggio è stato recuperato, altrimenti in passato qui, per diversi anni, passava solo un gregge, temporaneamente. Troppo scomodo questo antico alpeggio!
Le capre hanno fretta, invece le pecore restano indietro. Cercare di fermare un gruppo in attesa dell’altro, fa sì che gli animali subito tendano ad uscire dal sentiero, portandosi sui versanti a pascolare. Il cane uggiola inquieto, in lontananza però si sente il suono del rudun, quindi anche il gregge presto apparirà oltre il costone. Si è già in piedi da diverse ore, ma la transumanza è ancora lunga, quindi non bisogna pensare alla stanchezza, non ancora!.
Il sentiero si fa più ampio, continuando però a tagliare i ripidi versanti. I lavori per la sua sistemazione sono più che evidenti. Due volte all’anno qui passa la transumanza, ma per tutta l’estate possono beneficiarne i turisti che si avventurano da queste parti. Le capre continuano ad incalzare, hanno fretta di arrivare a nuovi pascoli.
E poi si raggiunge la strada. Il carico degli zaini può essere depositato sulle auto o sul trattore, anche le asine vengono liberate dal basto. Una piccola pausa, poi si riparte, le vacche davanti, capre e pecore a seguire. D’ora in avanti sarà tutta discesa.
La strada però è lunga, inizia a farsi sentire davvero anche un po’ di stanchezza. Gli allevatori dell’alpeggio confinante non sono ancora scesi, così vengono a sorvegliare i loro animali, affinchè non si mescolino con quelli della transumanza in corso. Qui si può rischiare, si può attendere qualche giorno in più prima di partire, dal momento che c’è la strada e si può arrivare con i mezzi a caricare attrezzature ed eventuale bestiame non in grado di scendere a piedi.
Fa comunque un certo effetto vedere le vette, le creste che si allontanano. Chi fa questo mestiere, in questa stagione, scende contento se tutto è andato bene, se non ci sono stati incidenti, se gli animali sono belli, se il lupo non ha colpito il gregge. Scende contento di portare gli animali a pascolare erba verde, quando ormai quassù sono altri i colori predominanti.
Man mano ci si abbassa, si arriva tra i boschi e le capre continuamente si fermano a pascolare tra gli arbusti. Ogni volta che vedono qualche cespuglio o alberello lungo la strada, vi si gettano sopra, mangiando avidamente le foglie! Bisogna quindi far intervenire il cane perchè riprendano il cammino, pascoleranno dopo, quando la meta sarà stata raggiunta!
Finalmente a destinazione! In tanti stanno aspettando la transumanza, qualcuno era venuto incontro agli animali, altri invece si stavano occupando del pranzo. Come ricompensa della levataccia e della fatica, nella vecchia baita c’è una tavolata da cui ci si alzerà più che soddisfatti. Anche per quest’anno la stagione è finita, gli animali resteranno in valle, a pascolare a quote via via inferiori, fino a che la neve e l’inverno costringerà a chiuderli in stalla.
